A lezione da una bimba di un anno

comple

 

Non è che sia proprio volato il tempo… ma comunque è passato un anno dall’arrivo di Gaia. Mentre la vedevo gironzolare sorridente e attenta a ogni cosa alla sua prima festa di compleanno, ho pensato che in 12 mesi abbiamo vissuto un’infinità di nuove esperienze ed emozioni. Tutto è conseguente alla sua nascita, tutto viene da lei. La sera quando si è addormentata l’ho guardata a lungo e ho cercato di fare una lista di ciò che lei mi ha inconsapevolmente insegnato. Ed ecco cosa ne è venuto fuori.

 

Gaia, nei suoi 12 mesi di vita, è riuscita a farmi:

– scoprire di avere una gran resistenza al dolore e di essere bravissima (qui la presunzione non c’entra) a fare il mio dovere quando si è trattato di farla nascere

– sentire inadeguata, spesso colpevole, quando da piccola piangeva senza che io ne capissi il motivo e quando ora mi guarda con quegli occhi incazzatissimi perché non faccio ciò che lei vuole

– capire quanto io possa essere insopportabilmente ansiosa quando le cose non vanno esattamente come tutti gli altri giorni. Un difetto che però (diamo a Cesare quel che è di Cesare…) sto controllando sempre meglio ora che ci conosciamo di più

– pentire di non averle dato tanti vizi quando mi sembra poco affettuosa… ma se poi non vuole più addormentarsi da sola dopo due sole volte che mi si addormenta in braccio, mi sa far pentire di aver iniziato a dargliene

– capire che ho un istinto materno sotto la suola delle scarpe. Ci avrò azzeccato due volte… in questo ringrazio il papà che al contrario è un maestro dell’improvvisazione e coglie sempre nel segno

– ricredere sul non aver dato retta a chi diceva che un figlio è un impegno e non è tutto rosa e fiori

– ricredere però anche sul non aver dato retta a chi diceva che un figlio ti riempie la vita

– pensare, le volte che sento il vicino rientrare a notte fonda, che lui ha appena fatto serata e l’ha finita. Io sto facendo nottata ed è ancora luuuunga

– rimpiangere di conseguenza “gli anni delle immense compagnie”, a far tardi al parcheggio o tra un bar e l’altro prima di finire da Svunch per un panino

– rivalutare al contempo (e apprezzare all’inverosimile) le serate “da grandi” trascorse in famiglia, sul divano con mio marito e con la bimba che dorme “di là”

– capire che posso dormire a tranche di due ore ed essere comunque produttiva al lavoro il giorno seguente

– guardare con invidia le case pulite degli altri. Un pensiero va sempre ai bei (???) tempi delle pulizie del sabato mattina

– sentire solidale e vicina alle mamme più sfortunate di me che di tanto in tanto vedo in tv. Mi ha anche fatto capire perché certe notizie, una volta che si è mamma, non le si riesce più ad ascoltare

– aprire gli occhi con il sorriso perché la mia sveglia è una bimba che di prima mattina fa comizi in lingua sconosciuta

– commuovere quando mentre mi fissa negli occhi allunga la mano per darmi una carezza, o quando rientro dal lavoro spalanca la bocca in un sorriso e mi corre incontro a braccia aperte

– tracciare una linea invisibile ma netta tra il necessario e il superfluo. Dopo la sua nascita, le cose e le persone che sono rimaste sono quelle vere. Le altre si sono perse lungo la strada

– riavvicinare un paio di amiche storiche, la vita ci aveva allontanate e Gaia ci ha riunite. Per me la loro è stata e continua a essere una delle dimostrazioni d’affetto più inaspettate …

Mi rendo conto che la lista potrebbe proseguire all’infinito. Riassumendo Gaia, la mia bambina, è decisamente un dono grande. Che mi ha fatto crescere, rivalutare tanti miei atteggiamenti, ritornare sui miei passi in tante occasioni. Credo di averlo già detto e lo ribadisco: le gioie che ci regala ogni giorno superano di gran lunga le difficoltà. E so che “The best has yet to come”… non vedo l’ora!!!

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