Avete mai sentito partale del CD Gemm? Io no, fino alla scorsa settimana quando l’ha citato una mamma nel gruppo FB Mamme e papà di bimbi celiaci. Così mi sono informata e, data la rilevanza dell’argomento, penso sia utile parlarne il più possibile.
Si tratta di uno studio a lungo termine che segue i bambini predisposti allo sviluppo della celiachia dalla nascita e durante la loro infanzia con visite periodiche che possono anche essere effettuate direttamente dal pediatra di famiglia. Il fine ultimo dello studio CD Gemm, creato da dottori e scienziati del Center for Celiac Research presso il Massachusetts General Hospital insieme a ricercatori del Celiac Program all’Harvard Medical School, è quello di imparare di più sui diversi fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia celiaca.
Da dove viene questo studio?
Qualche anno fa in America venne condotto uno studio pilota sui bambini. Su 17 bambini a rischio genetico di celiachia monitorati nei primi anni di vita, uno solo sviluppò la malattia. Nelle sue analisi si riscontrò un notevole incremento di lattato nelle feci sia 18 che 12 mesi prima della diagnosi. Si ipotizzò verosimilmente un’alterazione anche dei lattobacilli intestinali. Sempre nell’ambito dello studio, la stessa alterazione venne identificata in un altro bambino che poi sviluppò un’altra malattia autoimmunitaria, il diabete mellito di tipo I. Lo studio CD Gemm rappresenta la naturale prosecuzione di questo lavoro pilota.
Letteralmente si chiama Celiac Disease Genomic Environmental Microbiome and Metabolomic e quindi Studio Genomico Ambientale Microbiomico E Metabolomico Nella Malattia Celiaca
Analizziamo questi termini singolarmente:
1 Genomico: la parola “genomica” descrive l’informazione genetica, o informazione derivante dal DNA, che ognuno eredita dai propri genitori. Un terzo della popolazione mondiale ha i geni DQ2/DQ8 che sono coinvolti nello sviluppo della celiachia. Non tutti però sviluppano la celiachia e lo studio intende capire perché questo succede. Vengono coinvolti nello studio i bambini che hanno un parente di primo grado con celiachia
2 Ambientale: lo studio considera numerosi fattori ambientali tra cui tipo di parto, uso di antibiotici, allattamento materno o artificiale e momento di introduzione di certi alimenti. Si considerano anche altre componenti della storia medica del bambino come malattie, infezioni e crescita. Si cerca di scoprire se alcuni di questi fattori, da soli o combinati tra loro, contribuiscono allo sviluppo della celiachia per capire se è possibile prevenire o diagnosticare in tempi brevi la malattia in bambini ad alto rischio
3 Microbiomico: il nostro intestino contiene diversi tipi di batteri che aiutano a metabolizzare e digerire il cibo, dando al nostro corpo energia e producendo le vitamine di cui il nostro corpo ha bisogno. Questa variegata comunità di batteri si chiama microbioma e partecipa anche allo sviluppo del sistema immunitario. Si ipotizza che il microbioma intestinale abbia un ruolo nello sviluppo della celiachia. Nello studio si studiano le componenti del microbioma prima e dopo lo sviluppo della malattia, così da poter predirre chi svilupperà la celiachia prima che accada
4 Metabolomico: Gli eventi che avvengono nel nostro intestino, come per esempio la digestione di cibo e la produzione di vitamine, creano prodotti che sono chiamati metaboliti. L’insieme dei metaboliti prodotti da un soggetto viene chiamato metaboloma. Lo studio analizza i metabolomi di diversi bambini prendendo nota di qualsiasi cambiamento nel loro ambiente e monitorandoli per la celiachia. La speranza è quella di trovare composizioni e specifici profili metabolomici che possano predirre quando qualcuno potrebbe sviluppare la celiachia.
Cosa devo fare se voglio che il mio bambino partecipi allo studio CD Gemm, ma non trovo un centro vicino a me?
La maggior parte dello studio viene effettuato a domicilio, come la raccolta campioni fecali o la compilazione della modulistica. I prelievi di sangue possono essere eseguiti presso uno dei centri italiani collaboranti o presso un laboratorio indicato direttamente dai genitori (i ricercatori contatteranno preventivamente il laboratorio stesso). In questo caso, il centro invierà ai genitori le provette e le istruzioni necessarie da fornire al laboratorio per quando il bambino raggiungerà l’età per il prelievo. Nessuna spesa sarà a carico dei genitori.
Chi può partecipare?
Per poter partecipare i bambini devono avere un parente di primo grado (madre, padre, fratello o sorella) diagnosticato con celiachia. I bambini non devono ancora aver iniziato lo svezzamento. Una donna incinta di un bimbo che rientra nei criteri richiesti può iniziare il reclutamento prima della nascita del bambino.
Cosa prevede lo studio?
Il bambino sarà monitorato ogni 6 mesi fino al raggiungimento dei 5 anni di età. I genitori partecipanti allo studio saranno informati quando sarà il momento di effettuare una delle procedure richieste e sarà loro spiegato cosa fare e come muoversi.
Screening e Reclutamento
Alla nascita del bambino, alla mamma sarà chiesto di rispondere a un questionario riguardo la sua storia medica, la dieta e la gravidanza. Tutte queste informazioni sono importanti al fine di capire completamente tutti i dettagli Gemm del bambino. Sarà inoltre chiesto alla mamma di raccogliere un campione fecale e un campione di latte materno, oltre ad un campione fecale del bambino. Questi campioni servono per studiare i batteri che risiedono nell’intestino e comprendere il microbioma e le componenti metabolomiche.
Durante lo screening sono previsti prelievi di sangue per monitorare la presenza di marcatori della celiachia. Utilizzeremo il sangue prelevato anche per vedere se il bambino ha i geni HLA-DQ2/DQ8. I genitori saranno informati di ogni esito.
Infine ogni sei mesi sarà chiesto ai genitori di rispondere a domande generali sulla storia medica del bambino, relative a malattie e alla sua crescita. Inoltre, per il primo anno di età sarà richiesto anche di completare un diario alimentare e uno sull’utilizzo di antibiotici. Le risposte a queste domande aiuteranno i ricercatori a capire l’ambiente che circonda il bambino e quindi potranno studiare come questo possa essere associato ai dati del sangue e dei campioni fecali.
Centri partecipanti
Lo studio ha preso il via negli Stati Uniti ma oltre al Mass General Hospital for Children di boston partecipano allo studio diversi altri centri. In Italia attualmente il reclutamento è attivo presso il Policlinico Umberto I di ROMA (Prof. Salvatore Cucchiara), il Policlinico Maggiore di MILANO (Dr. Luca Elli), l’Ospedale Pediatrico Giovanni XXXIII di BARI (Dr. Ruggiero Francavilla), il reparto di pediatria di Cava de’ Tirreni (SA) (Dr. Basilio Malamisura).
Il coordinatore nazionale del progetto è il dr. Francesco Valitutti, gastroenterologo pediatra dell’Ospedale Universitario di Salerno e ricercatore della Fondazione EBRIS di Salerno, con cui abbiamo avuto una piacevole chiacchierata. Ecco cosa ci ha detto:
Quando è partito il progetto?
L’idea è partita nel 2011. È stata poi sviluppata e le prime famiglie negli Usa sono state reclutate all’inizio 2013. In Italia il reclutamento è iniziato al termine del 2013.
Come è arrivato qui dagli Usa?
Quando il progetto è stato ideato ero in America per un dottorato. Lavoravo nei laboratori del Prof. Alessio Fasano, principal investigator dello studio, che ha fatto affidamento su di me perché lo studio partisse anche in Italia. Una volta rientrato in patria, ho proposto il progetto a diversi centri di gastroenterologia pediatrica. Sicuramente ha fatto gioco il nome del professor Fasano, oltre al fatto che siamo riusciti a coordinarci in modo eccellente nell’ambito della nostra società scientifica di riferimento, la società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp). Fatto sta che siamo riusciti a coagulare intorno al progetto diversi centri importanti.
Come sono stati scelti i centri di studio in Italia?
Sulla base di pregresse collaborazioni tra di loro. L’Italia è abbastanza attiva sul fronte delle ricerche multicentriche. Pertanto alcuni centri molto attivi e con grandi numeri di celiaci tra i pazienti hanno deciso di fare rete e collaborare. Tutti i campioni raccolti in Italia vengono inviati al laboratorio di ricerca di Salerno che fa da hub per la logistica. Il 30% delle analisi specifiche viene effettuato a Salerno, il restante 70% negli Usa.
Come avviene il contatto con i pazienti?
È una dinamica molto eterogenea. Nella maggior parte dei casi si tratta di madri o padri diagnosticati che vengono informati durante le loro visite di screening periodico dallo staff dei centri dove sono in cura e vengono quindi dirottati in centri pediatrici. In altri casi le famiglie scoprono della ricerca tramite social o internet in generale.
Avete contatti con l’associazione nazionale?
Quando siamo partiti abbiamo fatto una campagna di promozione, con delle newsletter. Non è stato fatto però nulla di massivo e mirato successivamente.
A oggi quanti bambini avete sotto screening?
L’obiettivo era concludere con 250 famiglie in Italia e 250 negli Usa. In Italia abbiamo a oggi 222 bambini per cui pensiamo di terminare il reclutamento entro il 2020.
Avete già qualche risultato importante?
Abbiamo dei risultati molto preliminari. Posso dire che abbiamo identificato un’alterazione della flora batterica già prima della diagnosi, come fosse una condizione predittiva. Come se ci fosse, in pratica, una firma microbica, un particolare pattern di microbi che porta allo sviluppo di celiachia. L’obiettivo primario è quello di predire e fare una diagnosi con marcatori non invasivi. Ma speriamo anche di capire, sulla base dell’equilibrio batterico prima della manifestazione della celiachia, come poter intervenire per correggere eventuali squilibri prima dello sviluppo della malattia. È un obiettivo ambizioso, la speranza che sostiene il nostro progetto.
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Contatti: CDGEMMITA@mgh.harvard.edu