La celiachia è una malattia al femminile: le italiane che ne soffrono sono il doppio degli uomini, un esercito di 400.000 pazienti che però nel 70% dei casi ancora ignorano di non tollerare il glutine. Nel nostro Paese infatti appena 115.000 donne hanno ricevuto la diagnosi e tutte le altre, oltre 280.000, sono esposte alle complicanze della celiachia. Tra esse anemia, problemi di fertilità, osteoporosi o menopausa precoce.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, AIC ha pubblicato la guida “Donna e Celiachia” realizzata dal Comitato Scientifico dell’Associazione per aiutare le italiane a “riconoscersi” e capire se sono celiache pur non presentando i sintomi classici della malattia: la guida, disponibile sul sito www.celiachia.it, sarà diffusa nei prossimi mesi anche in versione cartacea e verrà distribuita ai medici di famiglia, per far emergere dall’ombra le 7 pazienti su 10 che a oggi sono ancora ignare della loro condizione.
L’attenzione alle donne è giustificata dai numeri come dichiara Marco Silano, coordinatore del board scientifico di AIC: “Il 72% dei pazienti con celiachia è ancora in attesa della diagnosi: si tratta di circa 436.000 italiani, di cui 136.000 sono uomini, ma addirittura 284.000 donne. Soprattutto le donne poiché la celiachia non di rado si manifesta nel sesso femminile con sintomi atipici, non hanno neppure il sospetto di non tollerare il glutine. La sterilità senza altra causa, l’endometriosi, un menarca tardivo o una menopausa precoce, le alterazioni del ciclo e l’amenorrea sono tutti disturbi frequenti nelle donne celiache non diagnosticate, così come l’anemia da carenza di ferro che si manifesta in circa una celiaca su due. Una celiachia non riconosciuta, inoltre, aumenta il rischio di problemi in gravidanza come aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita, taglio cesareo. In presenza di queste condizioni è opportuno chiedersi se non si soffra di celiachia e quindi sottoporsi alle indagini cliniche per verificarlo, evitando sia l’autodiagnosi sia di intraprendere una dieta gluten-free senza la certezza della diagnosi”.
La guida AIC dedicata alle donne vuole essere uno strumento per “mettere la pulce nell’orecchio” a coloro che soffrono di sintomi atipici ma non sospettano la celiachia: l’obiettivo è facilitare i medici e le donne stesse a individuare la possibilità di una celiachia anche in assenza dei classici sintomi gastrointestinali. Elisabetta Tosi, Presidente dell’Associazione Italiana Celiachia, aggiunge: “Il nostro obiettivo è far emergere l’iceberg sommerso di pazienti che non tollerano il glutine, perché una volta avuta una diagnosi certa si può stare finalmente meglio: una dieta senza glutine basta quasi sempre a determinare la remissione di tutti i sintomi e permette alla donna di tornare a una normale vita riproduttiva, familiare, sociale e lavorativa. La guida, inoltre, offre consigli anche per chi scopre di essere celiaca affrontando la donazione del sangue da cordone ombelicale, un gesto di generosità che anche le pazienti possono fare con pochi piccoli accorgimenti, e come gestire lo svezzamento del proprio bambino”.
Fondamentale resta l’avvertimento a non mettersi mai a dieta senza diagnosi. Purtroppo sempre più sono oggi le persone che credono di trarre benefici da una dieta di esclusione, spesso a causa dell’effetto placebo. L’AIC invita chiunque abbia un sospetto di intolleranza al glutine a rivolgersi ad un medico per la prescrizione degli specifici esami: mettersi a dieta senza glutine prima di averli svolti, infatti, preclude da qualsiasi accertamento e mette a repentaglio la corretta aderenza alla terapia e quindi la salute del paziente.
Per scaricare la guida visita questo link.